mercoledì 24 settembre 2014

Di come non sarò mai una buona buona artista della parola

colonna sonora: Razorblade kiss - HIM




Lunedì pomeriggio, soleggiato e ventoso, sono in moto con mio papà nelle terre dei pomodori e della cipolla. A descriverlo così il territorio piacentino non sembra il massimo, ma le stradine di campagna che serbano il ricordo delle macchine di una volta e delle biciclette, quando il mondo lo si vedeva ancora in bianco e nero, sono lo sfondo perfetto per pensare. In un mondo ormai diventato frenetico e pieno della filosofia dell'usa e getta, fermarmi a pensare per me non è mai facile. Ho bisogno del suono del vento nelle orecchie, del paesaggio che scorre veloce intorno a me e di una presenza silenziosa e discreta che mi guidi. Il vento è la condizione necessaria affinché riesca a mettere a fuoco pensieri e riflessioni sul mio essere, il vento forte che sferza il casco e quasi ti assorda, il vento che fischia nelle orecchie quando, seduta a prua della barca, aspetti la prossima onda per rinfrescarti le gambe. Era lunedì pomeriggio quando, durante la gita, pensavo alla forma effimera che hanno le storie e al perché io non sarò mai in grado di raccontarne di decenti. Le storie, le favole, i romanzi hanno per me una forma squisitamente effimera che si manifesta in tutta la sua bellezza solo quando sono lette o sognate nel privato della propria mente. Per quanto la storia abbia la forza di raggiungere milioni di persone nel mondo grazie alla forma fisica che assume, il libro cartaceo o digitale, resta sempre confinata nella sfera privata, anche quando letta ad alta voce in presenza di altre persone, ognuno la assimila e la visualizza in maniera differente nella propria testa. Ogni storia assumerà caratteristiche diverse per ogni persona che la leggerà o la ascolterà. L'esperienza che ognuno trae dalla storia è differente da quella del vicino, e non succede solo con la parola scritta. L'esperienza effimera è propria di ogni arte, pittura, musica, scritti; ognuno di noi avrà un'emozione diversa ascoltando, leggendo o guardando una stessa opera. Il campo delle emozioni è talmente vasto e le persone così tante che le combinazioni sono infinite, per quanto simili, i sentimenti di fronte ad un'opera d'arte, variano da persona a persona. Nella propria mente ognuno si immagina e si figura un momento, una storia legata ad essa. Per questo io non sarò mai una buona artista della parola. Per me le storie vivono nella mente di chi le crea e si volatilizzano appena un secondo pensiero prende il loro posto. Per me durante la lettura di un romanzo la storia è viva e presente, riesco a immaginarla in modo vivido e quasi reale, ma appena chiudo il libro e sposto la mente su qualcos'altro, la storia cessa di esistere e le emozioni che ho provato durante la lettura svaniscono. Un buon libro, per me, non è quello che ti cambia la vita e del quale ti ricordi ogni  particolare per tutta la vita, per me un bel libro è quello che ti fa provare delle emozioni intense, che divori dalla prima all'ultima pagina in un soffio e del quale, chiusa l'ultima pagina, ti resta una sensazione piacevole e di soddisfazione che si protrae giusto il tempo di lavarsi i denti e andare a dormire. Anche nella scrittura per me è così. Le storie si presentano vive nella mia mente, le idee creative certo non mi mancano, ma quando inizio a scrivere le mie dita non riescono a seguire il flusso dei miei pensieri e ogni parola, vista sullo schermo del computer, mi sembra inadatta a esprimere quello che voglio dire, anche se nei miei pensieri quella stessa parola è perfetta. Anche adesso, martedì sera, mentre scrivo, sento di aver dimenticato la maggior parte di ciò che ho pensato solo ieri. Sarà per questo che sono così fedele ai diari "segreti", ma questa è tutta un'altra questione, magari un giorno ne parleremo.

@Marta_ N_

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